Casa Pani

Mexico City

Ci siamo più volte chiesti come mai l’alta borghesia di inizio Novecento non apprezzò i viali alberati di Cuauhtémoc e preferì far costruire le proprie ville Art Nouveau a Juárez. Scelta che, qualche decina di anni dopo, avvantaggiò il diffondersi nel quartiere di una certa architettura sperimentale, per opera di architetti e urbanisti messicani come Luis Barragán, Pedro Ramírez Vázquez e Mario Pani. Fu proprio Mario Pani l’autore di Casa Pani, dimora privata ultimata nel 1962 e convertita oggi a guesthouse di sei stanze grazie all’architetta Miggi Hood, l’imprenditrice Marie Cazalaa e Yola Jimenez, co-fondatrice di Yola Mezcal. A loro va il merito di aver salvato questo capolavoro modernista dalla demolizione. Miggi ha mantenuto per quanto possibile intatto il pregio della proprietà: le finestre a oblò, le scale a chiocciola, i pavimenti in pietra. Quello che è stato aggiunto, è stato aggiunto secondo la filosofia di Pani, la sua predilezione per la luce naturale, per le forme organiche e gli elementi materici. La vasca comune è stata concepita e scolpita da Miggi, in omaggio alla scultrice francese Valentine Schlegel, gli arredi sono di Vladimir Kagan, Paolo Buffa, Arne Jacobsen, Eero Saarinen, lo studio locale Estudio Atemporal ha progettato un nuovo edificio adiacente. Casa Pani è un punto di equilibrio tra modernismo e contemporaneità, Messico e Stati Uniti, bianco e colore, angoli retti e curve. A primavera, un grande albero di jacaranda culla dolcemente i suoi fiori viola davanti alle grandi finestre della casa. Ogni volta che ricordiamo CDMX, è la prima immagine che vediamo.

Parole e foto Meraviglia Paper.

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