Per la designer Leda Athanasopoulou, Patmos non è solo una destinazione, è un ritorno. Dopo aver trascorso le estati della sua infanzia a vagare per i suoi sentieri stretti e soleggiati e a visitare le case degli amici di famiglia—un gruppo di artisti, architetti e intellettuali—l’isola ha lasciato un’impronta indelebile nel suo senso del tempo e della bellezza. Bizantina, monastica, marittima, Patmos è un luogo immerso nella storia spirituale, nel mito e nel rifugio. Oggi con Leda Space, una piccola collezione di vacation home del XVIII secolo nel villaggio collinare di Chora, assume il ruolo di archivista della memoria di Patmos, condividendo la sua singolare prospettiva e gli spunti sull’isola. Chiamate con i nomi degli ex proprietari e dei luoghi locali—Stefania, Sekiari, Ypapanti—le tre dimore svelano un’anima stratificata: ceramiche realizzate a Lesbo, vetro Venini, articoli in ottone prodotti a Firenze, tende cucite con tessuti vintage. «Ho il privilegio di vivere per prima in questi spazi mentre li curo, di vedere cosa manca», dice Leda. «Per me è come accogliere degli ospiti a casamia ». C’è del formaggio locale nel frigorifero, sapone d’oliva accanto alla vasca. Ma è il profumo—di potpourri, erbe, lino fresco—che lascia l’impressione più profonda. Un rituale prezioso? Sedersi nel giardino e ascoltare il canto degli uccelli. È giugno. Le rondini sono tornate.
Parole Amy Tai, fotografie Nicholas Athan Prakas.
















