Inizialmente sarebbe dovuta chiamarsi “La Locanda del Parrino”, ovvero “del parroco”, perché questo gruppo di case apparteneva a una delle figlie del prete del paese. Ma alla fine rimase il nome dato quasi per scherzo, in onore del film di Massimo Troisi, che era venuto a girare alcune scene nella baia di Pollara. Erano gli anni Novanta e i Leva avevano appena rilevato alcune case per realizzare il sogno di aprire una locanda vista mare. Un progetto che ha preso forma lentamente nell’arco di trent’anni, i figli di Mauro e Amelia sono cresciuti tra queste mura e oggi sono parte della squadra. Perché questa locanda è innanzitutto una famiglia, una comunità dove ognuno mette il proprio talento. Una volta approdati qui, il resto dell’isola sfuma alle nostre spalle. Trascorriamo le mattine a leggere sul patio, a chiacchierare con i vicini. Nel pomeriggio raggiungiamo gli scogli e rientriamo con il sole fluorescente che scompare e ricompare tra i tornanti. Torniamo appena in tempo per lo spettacolo, quando il giardino di fronte alla nostra stanza si anima di lumini, gli ospiti esterni prendono posto nel tavolo a loro riservato, i toni si abbassano. Sembra di stare a teatro, tutti seduti ad ammirare il magistrale incontro di colori caldi e azzurri che si sovrappongono all’orizzonte, fino a quando di Filicudi non restano che minuti bagliori. La cena servita in terrazzo, con un susseguirsi di piatti della tradizione isolana, cucinati con semplicità e arte, è l’atto finale di questo idillio mediterraneo.
Parole e foto Meraviglia Paper.










