I primi giorni ti domandavi se l’acqua non fosse vetro. Anche laddove si arricciava, interrompendo la pianura con oscillazioni più o meno passeggere, il mare sfoggiava una densità tale da indurti a dubitare della sua natura. Ti chiedevi anche se le fattorie rubino o limone fossero abitate. Esisteva qualcuno, nato su quella frangia di granito, cresciuto su quel rilievo caledoniano, qualcuno che avesse imparato a pescare nel Trondheimsfjordel che a un certo punto non avesse deciso di diventare adulto altrove? Sapevi che i ghiacciai, sciogliendosi, avevano lasciato via libera al mare di prendere il loro posto tra le montagne, formando quei merletti così fitti che a casa non riuscivi a inseguire con l’indice sulla carta. Un via vai di ormeggi spontanei dai contorni screpolati. Fjord in norvegese vuol dire approdo. Due gli elementi fondamentali, terra e acqua. Terra e acqua che occupavano lo sguardo dei passeggeri del postale, per miglia e miglia. Scivolando lentamente una sull’altra, si dividevano dentro ai rispettivi campi visivi in forme geometriche dagli equilibri perfetti. Se c’era una cosa che più di altre avevi imparato a apprezzare durante la navigazione, era che quell’avanzare attraverso territori remoti dilatava il tempo e esaltava la facoltà tutta umana di cogliere le sfumature. I dubbi erano solo conseguenze dello sguardo minuzioso sulla periferia del nord. Ne eri stato attratto, ma eri forse impreparato a varcarne la soglia? Poi il mare, come un tappeto di onde adolescenti aveva cominciato a spezzarsi, e le colline nude si erano coperte di vita e sbavature terrestri. Pini silvestri, abeti, faggi, querce e olmi, betulle nane. Destini di verde e di blu sotto cieli di sale. Il mondo aveva perso l’austerità iniziale, era cresciuto, era tornato vulnerabile e simile a come lo avevi conosciuto. Orizzonte ospitale, approdo.
Ogni sera il battello Hurtigruten (in italiano, rotta veloce) salpa da Bergen per dirigersi a nord, oltre Circolo Polare Artico. Ultimo porto, Kirkenes, poco prima del confine. Sette notti e sei giorni, trentacinque porti, milleduecentocinquanta miglia marine. Andata e ritorno. Allora Kirkenes diventa l’addio e Bergen la meta. Il 2 luglio del 1892 la Ms Vesterålen salpò per compiere il primo viaggio veloce da Trondheim. Un’innovazione non da poco per l’epoca: se prima la posta impiegava tre settimane in estate e cinque mesi in inverno per raggiungere Hammerfest, grazie alla flotta Hurtigruten sarebbe arrivata a destinazione in soli sette giorni. Siamo grati di questa invenzione e del nostro viaggi “rotta veloce” fu di Richard Bernhard With (1846 – 1930) capitano, uomo d’affari, politico norvegese.
Parole Meraviglia Paper, immagini Omar Sartor. Si ringrazia Andrea Carraro. Per informazioni Giver Viaggi.