Couvent de La Tourette

France

«La mia idea era quella di documentare un’architettura dall’interno, attraverso una lenta esperienza, cercando di comprendere lo spazio in cui ero. Ho seguito i monaci nella loro quotidianità, dalla sveglia all’alba, alle passeggiate nei lunghi corridoi ed esplorando la natura intorno al monastero; decisi di non visitare nessun paese vicino per tutta la durata della mia permanenza. Una delle stanze dei monaci in cui dormivo era ampia meno di 12 mq con solo un letto, una piccola scrivania, un guardaroba essenziale, un minuscolo lavandino e un piccolo balcone che si affacciava su gli alberi del bosco adiacente. Dall’altra parte tutto era perfettamente proporzionato secondo il principio della scala Modulare, tanto che la stanza era uno spazio funzionale e abitabile nonostante le modeste misure e nulla all’interno risultava ridondante. La colazione e gli altri pasti venivano serviti in un unico refettorio, dove i monaci avevano abitudine di sedersi tutti insieme, caratterizzato da ampie finestre che donavano un’ampia vista sulla campagna francese» (Federico Torra).

 

«Dare ai monaci ciò di cui gli uomini oggi hanno più bisogno: silenzio e pace. Questo monastero non si deve mostrare, ma deve vivere all’interno». Con queste parole, Reverendo Padre Marie-Alain Couturier propose a Le Corbusier di progettare il convento de La Tourette a Eveux-sur-Arbresle. Frate domenicano e prete cattolico,  è stato colui che convinse i frati domenicani di Lione a dare l’incarico al celebre architetto. Couturier è stato uno delle figure centrali nel riconsegnare un ruolo all’arte sacra nell’epoca moderna. Al Convento de La Tourette il tempo è scandito dai ritmi della contemplazione. Si trova in una piccola valle, isolato, immerso nel silenzio della natura nelle montagne ad est della Francia. A distanza di sessant’anni dal suo completamento, avvenuto nel 1960, il convento mantiene ancora quelle caratteristiche di luogo votato al raccoglimento e all’estraniamento fortemente voluto da Couturier. Gli stessi valori di frugalità e disciplina dei monaci, perfettamente in comunione con il minimalismo tardo modernista razionalista e brutalista di Le Corbusier. Oggi l’edificio è la casa di qualche decina di monaci, ma negli ultimi quarant’anni si è aperto al mondo accogliendo persone esterne al corpo monacale, visitatori come architetti, curiosi e studenti, spettatori della vita dei monaci con cui non si può entrare in contatto, hanno fatto de La Tourette un luogo di incontro per diverse discipline connesse alle scienze umane e alla filosofia. La sua struttura esterna rigorosa e austera, per lo più in cemento armato e ampie vetrate, accoglie al suo interno cento celle singole, una biblioteca comune, un refettorio, un chiostro sul tetto e una chiesa. L’immersione nella vita monacale, la sobrietà delle stanze e della mensa, i bagni comuni e il silenzio che pervade le stanze de La Tourette, danno vita a un’esperienza di ospitalità non convenzionale, luogo fertile per coltivare il pensiero e  i rituali dell’anima. Senza limite di permanenza.

Un progetto speciale curato da Federico Torra, ha collaborato Giada Storelli,

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