La Locanda del Barbablù

Sicily Italy

L’ho visto sparire avvolto nella foschia, gettare la sua sagoma acuta sul terreno nero, coprirsi la cima con un giro di nuvole mentre un gallo cantava a ogni ora – e come dargli torto. Durante il giorno era facile dimenticarsene, abbandonare gli occhi al blu, solo un sentore di cenere a ricordarne la presenza. Poi verso sera andavo a riprenderlo, si lasciava camminare nel silenzio finché il buio ne accendeva la fiammella, rossa e inquieta, un osso duro conficcato nel mare. Stromboli è un luogo che non lascia riparo e fa apparire superflua ogni cosa portata a sé. Alcune persone hanno fatto di questo posto sperduto la propria casa, Andrea e Neva sono arrivati negli anni Ottanta e hanno convertito il vecchio ostello nella Locanda Barbablù. Scostando la tenda si ha la sensazione di scendere nelle viscere del vulcano, lui sorseggia del tè giapponese, lei un bicchiere di vino, si presentano, è come rientrare dopo un lungo viaggio da qualcuno che ci stava aspettando. Le stanze sono esotiche eppure essenziali, c’è una pigna sul pianoforte, un delfino appoggiato al tavolino, delle pietre colorate tengono fermi i documenti nei giorni di vento. La notte si può sentire il vulcano respirare, un tuono basso poi un cigolio che corre nel legno, capace di svegliare i sonni più leggeri. Si ha come l’impressione che la Locanda sia testimone di accadimenti sorprendenti di cui Neva e Andrea ne sono custodi, la mattina li trovo raccogliere pazientemente il tappeto di Bougainvillea caduto nella notte mentre i loro gatti accarezzano la casa.

Parole e immagini Federica Calzi.

Back to site top