Schiuma è una parola magnifica, in un attimo balenano in mente la spuma dei cavalloni del mare, le bolle di sapone morbide e i loro arcobaleni, il latte soffice, la schiuma da barba che sa di colonia pungente, una leggerezza che è propria dell’infanzia, una goliardia che sa di adolescenza, una consistenza effimera che chiama a giocare a ogni età. C’è una Strada Schiuma, che da un punto della S90 che corre da Monopoli a Savelletri, verso Sud, lascia il mare per una campagna inattesa. Masseria Schiuma prende il suo nome, io credo perché la semplicità dei suoi padroni – una coppia danese sincera, aggraziata, bella, Pernille e Lars – è tale da non aver voluto aggiungere altri fronzoli, altri significati a un luogo che è un tempio degli spazi privati e degli spazi condivisi. Ogni movimento di oste e ospiti è libero e maturo. Restare nel proprio appartamento, nel giardino degli agrumi defilato, raggiungere la piscina olimpionica, la grande sala allungata, unirsi a colazione a comporre la propria ciotola di ricotta fresca di mattina, granola fatta in casa, miele, caffè, frutta e prendere posto al tavolo infinito. Non c’è niente di tipico in questa masseria pugliese, che è un vecchio frantoio dagli spazi razionali, un’architettura imponente, umanizzata da pezzi di modernariato originali, di fattura e mondi diversi. “Abbiamo capito (ci dicono, mentre tolgono il cellophane a una vecchia giostra a gettone buffa) che se una cosa ci piace, se piace a entrambi, troverà un posto, con l’andare degli anni acquisterà ancora bellezza, non risentirà della moda, vive oggi, come vivrà domani in questa casa aperta agli amici”.
Parole e immagini Meraviglia Paper.